19 luglio 2008 a Rimini, Emozioni che danno sollievo

Sabato 19 luglio a Rimini, nella splendida cornice di castel Sismondo, si è svolta la lettura Emozioni che danno sollievo organizzata da Fara Editore e cioè da Alessandro Ramberti in collaborazione con la Fondazione ISAL per la ricerca sul dolore. Un folto gruppo di poeti provenienti un po’ da tutta Italia si sono ritrovati a leggere ed ascoltarsi e proporre e tentare, nel loro piccolissimo, di dare sollievo. Dopo la bella esperienza fatta sempre con Fara in quel di Francavilla a Mare per la giornata su Il silenzio della poesia mi aspettavo grandi cose anche e soprattutto leggendo i nomi che erano inseriti nel programma e nel volantino. Così di buon ora sono partito dalla mia collina marchigiana alla volta della leggendaria riviera romagnola.

L’alberghetto a due stelle preso per pernottare si è rivelato confortevole e dopo un sonnellino ristoratore ho intrapreso con Sara al fianco la via impervia e calda verso il centro città. Cammina che ti cammina alla fine abbiamo preso un taxi ladro che per un chilometro di percorrenza e nemmeno 5 minuti di tragitto ci ha scucito sette euro e cinquanta. Il tutto mentre l’autiere si divertiva a prenderci per il culo illustrando i monumenti della piazza di Rimini giusto per far passare qualche secondo in più e qualche centesimo.

Alla fine con una oretta di ritardo sono entrato dentro le mura del castello, bello obiettivamente, e non c’ero mai stato nonostante i miei trascorsi adolescenziali. La sala dove si svolgeva la lettura mi è parsa subito un po’ troppo gialla ma probabilmente il presente giudizio è influenzato anche dalla serie di eventi accorsi dal mio arrivo in poi. Comunque sia subito dopo il mio arrivo ha letto Subhaga Gaetano Failla che mi è rimasto subito simpatico, così come poi nello svolgersi del tempo ho apprezzato in primo luogo la lettura di Luca Ariano e poi anche di Morena Fanti, di Lorenzo Mari, di Caterina Camporesi e di Angela Bartolotti.

Ovviamente ho prestato anche molta attenzione alle letture dei marchigiani presenti come Colomba Di Pasquale, Francesco Accattoli e la nostra licenziata poetica Lara Lucaccioni; tutti e tre interessanti, sufficientemente convincenti. Il mio turno di lettura, i miei cinque minuti, li ho trascorsi sul tavolo di presidenza insieme al caro Ramberti subito dopo una pausa che ha consentio il riaffolarsi della sala (fortuna o sfortuna?). Ho letto il testo VI della sezione Humus, inserito nell’antologia di Fara, quella de Il silenzio della poesia, dedicandolo ai bambini rom in procinto di essere improntati digitalmente, poi ho letto la poesia ecologica inserita nell’antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata, curata da Ariano e Cerquiglini per i tipi di Campanotto. Infine due classici e cioè Eccidio di provincia e Lo stilita entrambi dentro Rampe per alianti. Mi è parso di aver letto discretamente e per fortuna sono arrivati alcuni apprezzamenti graditissimi come quello di Subhaga Gaetano Failla e quello di Colomba Di Pasquale.

A lettura avvenuta sono uscito un istante per riprendere un po’ fiato ma al rientro ho ascoltato con sorpresa il signore degli anelli e delle anime mister Nicola Vacca, presentato da Alessandro Ramberti come critico letterario e poeta (Alessà… a Francavilla avevi usato le stesse parole per Ottavio Rossani del Corriere della Sera!). Vacca, che scrive su giornaletti tipo Il Secolo d’Italia e Linea e su blogghetti tipo destra.it, se ne esce con l’affermazione più hot del pomeriggio hot. Qualcosa del tipo – Non ho ascoltato stasera nessuna poesia e non ho provato nessuna emozione, anzi ho ascoltato insulti gratuiti… ecc. ecc. – (non ricordo bene se fossero queste le parole esatte ma esatto è sicuramente il contenuto). A questo punto dopo le prime tre frasi mi alzo e esco che a me de sentì quelle che io penso siano cazzate non me ne va. Mi pareva di aver fatto chissà quale atto di coraggioso dissenso, quando nell’arco di qualche secondo mi seguono a ruota Ariano, Failla e Accattoli e tutti ci guardiamo dapprima mezzi sconcertati, poi scoppiamo a ridere perchè sennò ci sarebbe da mettersi a piangere e poi dopo qualche accenno di serietà, decido di rientrare per rispetto nei confronti di Ramberti che, guarda caso al termine della lettura di Vacca, si dissocia da alcune sue affermazioni.

Il bello è che dopo che ha lanciato il sasso Vacca è pure uscito dalla sala manco fosse ‘na rock star e Ramberti ha tentato di animare un dibattito post lettura che in fondo stavolta è stato meglio non fare; molte altre persone, molti altri poeti e poetesse, che erano rimasti in sala mi si sono avvicinati esprimendo a me in primis il loro stupore e la loro contrarietà all’intervento di cui sopra. Ma io a sto Vacca non lo conoscevo, ad un certo punto ho pensato pure che si fosse arrabbiato per via dell’ultima quartina di Eccidio di provincia dove scrivo “Ma porca vacca augusta…”. Non lo so, però di certo non ha fatto una bella figura sto Vacca, anche perchè quelli e quelle che sono rimaste ad ascoltare le sue poesie non è che le hanno apprezzate poi così tanto.

A parte la cifra stilistica, a parte le distanze di pensiero, a parte tutto a me pare che sto Vacca abbia in parte rovinato un pomeriggio che fino a quel momento era stato assai piacevole; certo mica tutti siamo bravi poeti, mica tutti abbiamo la stoffa del critico letterario, mica tutti siamo dei primi della classe, ma forse caro Nicola Vacca non era quello il contesto dove dire certe cose. Però mi sà che ti ha dato un po’ fastidio, caro Vacca, il mio pistolotto vetero comunista contro le impronte da prendere ai bambini rom. Prima non l’avevo capito, l’ho intuito qualche giorno dopo quando per conoscerti meglio ho scuficchiato sul tuo blog della civiltà delle anime http://nicolavacca.splinder.com/ e ho letto l’interessante articolo dal titolo “Operazione nomadi brava gente”.

Scusa Vacca, si fa pe’ schezzare è! Non te rrabbia, non ce fa caso che tanto noatri cumunisti ormai non cuntimo più gnende.

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